La meta è Monteorsaro, presso l’omonimo rifugio. Da qui una strada forestale, dominata dal profumo del maggiociondolo, conduce al Passo Cisa. Al bivio si può proseguire dritti (facendo la strada bassa e più breve) oppure a sinistra (consigliamo questa). Seguendo la strada, anche ciclabile, senza alcuna difficoltà si raggiungono i prati del Monte Bagioletto: vista a trecentosessanta gradi sulla pianura – con protagonista la Pietra di Bismantova – nei giorni limpidissimi fino alle Alpi. Si inizia poi la discesa ai Prati di Sara, sempre al cospetto del “Gigante” Cusna. Al ritorno seguiamo la stessa strada.
La leggenda: “Il Cusna e l’uomo morto”:
“Un' antica leggenda narra che: quando ancora vivevano i giganti, uno di essi era solito in primavera partirsi dalle piane della Toscana e salire, seguito dal gregge scampanellante, sull'ampio altipiano erboso che era a confine con l'Emilia. Lì egli trovava ogni anno tanti uomini, pastori come lui, felicissimi di avere per compagno un essere così forte e buono. Egli aiutava con piacere quei piccoli amici. Un anno, quando fu tempo di salire al pascolo, il gigante sentì un affanno insolito al petto, le gambe pesanti che a fatica si muovevano, e capì che era giunta la fine della lunga e pacifica vita. Salì fino all'altipiano, e là si stese col respiro rotto e gli occhi spenti. I piccoli amici gli furono subito attorno. Il gigante disse che come ultimo regalo avrebbe lasciato il suo gran corpo a difesa della Val D'Asta, così che anche le sue care pecore vi potessero meglio pascolare, riparate dalle frequenti tempeste. Tutti si commossero di quella infinita bontà, e il Gigante trapassò versando lacrime di rimpianto, che scorsero dalle gote, poi, sul terreno, e ancora formarono l'acqua del torrente Secchiello, che appunto nasce dal suo occhio. L'uomo morto è sempre lassù a spezzare la furia dei venti.“
(leggende M. Davolio, F. Pezzarossa ‘92)
http://www.appenninoreggiano.it/schede.asp?lang=it&d=il-cusna-e-la-sua-leggenda
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