sabato 2 ottobre 2021

Orsigna, all’albero con gli occhi • 2 ottobre 2021

Siamo lettori di Tiziano Terzani da diversi anni, nonchè insaziabili curiosi di posti nuovi: da un po’ di tempo volevamo visitare l’Orsigna, ultimo rifugio del giornalista e scrittore, che lo aveva eletto a suo “Himalaya italiano”.

Un weekend di fuga dalla quotidianità ci conduce proprio nel pistoiese. La strada per raggiungere il paese è minuscola e non porta da nessun'altra parte – ottima premessa. Forse complice il sabato mattina, il centro del paese, dalle case dai colori vivaci, è particolarmente frequentato.

Parcheggiamo l’auto appena più avanti, proprio in corrispondenza dell’imbocco del sentiero CAI n°5, il nostro sentiero. La prima parte, circa una mezz’ora, è di salita costante in mezzo ad uno di quei magnifici boschi appenninici che a noi piacciono tanto. Si sbuca presto di nuovo su asfalto, in corrispondenza di un nugolo di case (Case Moretto), dove compaiono i primi cartelli per “l’albero con gli occhi”.

Seguendo la strada asfaltata si oltrepassa un secondo abitato, Case Aldria, e si raggiunge la fine della strada e il cartello “il sentiero di Tiziano Terzani” subito prima dell’ultimo nucleo abitato, Case Cucciani. Quasi imbarazzati, passiamo proprio sulla soglia di queste case, ma i proprietari gentilissimi ci confermano che il passo è proprio quello e ci indicano anche la direzione per cui proseguire.  
Si torna nel bosco ancora in salita per un breve tratto, compaiono le prime torrette di sassi impilati e alcuni occhi incisi sui tronchi, fino a raggiungere la radura dove sta l’albero che cerchiamo. 

Regna un silenzio assoluto e un’atmosfera particolare, non mi meraviglia fosse stato scelto come luogo di meditazione. Lo sguardo si allarga sulle montagne di fronte, le pile di sassi e alcuni tronchi a mo’ di sedili disegnano una sorta di anfiteatro naturale davanti a lui, l’Albero con gli occhi: contorto come richiesto per un albero di una certa età, addobbato di bandiere tibetane e altri ciondoli e oggetti lasciati dai vari camminatori giunti fin qui. È innegabile che gli occhi lo rendano più umano, come era nelle intenzioni di Terzani.

Restiamo ad ammirarlo a lungo, respirando la quiete del luogo. Arrivano alcuni altri visitatori, tutti sussurrano appena per non rovinare l’atmosfera.
Solo quando il cielo, già nuvoloso, si inscurisce in modo poco rassicurante prendiamo la via del ritorno. Alcune gocce iniziano a cadere quando siamo ormai prossimi all’arrivo. Un temporalone degno di nota, per fortuna, scoppia non appena entriamo al Molino di Berto, un vecchio mulino ad acqua all’uscita di Orsigna, ristrutturato e convertito in ristorante. Il locale è davvero piccolo e non c’è posto, ma ci sentiamo accolti dagli splendidi gestori, che ci preparano uno squisito panino col pecorino che sembra fatto nella cucina di casa e ci fanno riparare dalla pioggia sotto il tendone esterno. Chiacchierando, scopriamo che sono fuggiti dal caos di Firenze per vivere nella tranquillità dell’Orsigna, creando questa che ci sembre una gran bella realtà – il profumo davvero invitante e il via vai di clienti affezionati ce lo confermano!

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